Terreno con fabbricati Cassano Magnago

Terreno con fabbricati Cassano Magnago
181, Via Giovanni Gasparoli, Cascina Bottini, Cassano Magnago, Varese, Lombardia, 21012, Italia
Vendita Su richiesta - Terreno
75000 1920 Anno di costruzione

Terreno con fabbricati Cassano Magnago

Terreno con fabbricati Cassano Magnago

A Cassano Magnago, in posizione ottimale per le vie di comunicazione e la superstrada delle Malpensa, proponiamo in vendita esclusiva un compendio immobiliare, costituito da numerosi terreni pianeggianti per un totale di circa 75.000 mq, sui quali insistono diversi fabbricati da ristrutturare (cat. catastale D/1, D/8) oltre a due cascine d’epoca con possibile uso abitativo.

Attualmente gli immobili sono ideali per un recupero ai fini di un’attivita’ ricettiva/agrituristica.

Il compendio e’ accessibile da strada pubblica di grande passaggio.

Trattativa riservata.

APE in approntamento.

 

CASSANO MAGNAGO

Si pensa che Cassano fosse abitata sin da epoche remote, ipotesi sostenuta dal ritrovamento di un reperto archeologico, un’urna cineraria risalente al periodo tra il 600 ed il 450 a.C., riconducibile alla cultura di Golasecca (dal 1000 al 500 a.C.). Nei secoli successivi giunsero nel paese nuove migrazioni di popoli. La zona tra il Ticino e l’Adda fu occupata dagli Insubri e pare che il nome di Cassano Magnago derivi proprio da questa antica popolazione celta. Ritrovamenti poi dell’epoca romana sono dati da tipi vari di sepoltura, monete bronzee, ecc.

Oltre al cerro, il vero simbolo di Cassano Magnago è la torre di San Maurizio, per la sua antichità è stata riconosciuta monumento nazionale, infatti gli archeologi ipotizzano la sua costruzione in epoca tardo romana, ad uso come torre per segnalazioni, in seguito venne rialzata per trasformarla in campanile dell’omonima chiesa, poi demolita nel primo Novecento, mentre il campanile fu restaurato negli anni Settanta allo scopo di impedirne il crollo. Forse innalzata in epoca precedente a quella romana, come suggerirebbe una lunga fresatura ai piedi della collina che arriva fino all’argine del torrente Rile, la quale ha generato una parete verticale la cui altezza varia dai tre ai quattro metri, rendendo inaccessibile tutto il fronte sud della collina. Se fosse confermata la natura artificiale, ciò lascerebbe ipotizzare la presenza di una struttura costruita dai celti e utilizzata dai romani dopo la conquista del territorio, per collocarvi un avamposto allo scopo di sorvegliare il territorio.

Circa l’origine del nome occorre forse risalire alle origini celtiche degli antichi abitanti, mentre appaiono improbabili i riferimenti a fantasiosi nomi di proprietari latini; il varesotto e il comasco erano e sono un territorio fortemente celtizzato, nel quale fino alla cristianizzazione i romani rinunciarono ad insediare colonie latine, pertanto la religione gli usi e la parlata rimasero quelle tradizionali degli insubri.

Secondo il Dizionario di Toponomastica edito dalla UTET, che a sua volta cita l’opera di Olivieri “Dizionario di toponomastica lombarda”, del 1961, nel XV secolo vi era contrata Magnaghi, corrispondente alla parrocchia di San Giulio. Il nome deriverebbe da un proprietario latino di nome Manius o Magnius, con il suffisso -acus, che ne indicherebbe il possesso. Cassano deriverebbe da contrata Santa Maria apud Cerro Cassani, dal nome del proprietario latino Cassius, col suffisso -anus.

Tito Livio ne “La storia di Roma” racconta che nel 225 a.C., quando i romani conquistarono Milano, gli insubri più agguerriti si rifugiarono sulle colline del varesotto e del comasco, fondando 28 cittadelle fortificate con le quali si opposero ai romani con grande ostinazione fino al 196 a.C..

Da ciò possiamo dedurre che nel 225 a.C esisteva una linea fortificata dal Seveso al Ticino che correva lungo la fascia collinare dove è situata anche Cassano Magnago.

La difesa del territorio, che si potrebbe chiamare “Seprio”, costò agli insubri oltre quarantamila morti, ma ottennero una pace onorevole ed il diritto di eleggere i propri rappresentanti al Senato.

Sull’origine del nome di Cassano Magnago, Andrè Martinet, massimo esponente della linguistica e a suo tempo professore alla Sorbona, in “L’indoeuropeo, Lingue, Popoli e Culture” sostiene che Cassano era il nome Gallico della quercia, mentre Magnago sarebbe un aggettivo che deriva dalla radice del sanscrito magus (campo), quindi Maghnach da cui la derivazione in latino Magnagus e l’italiano Magnago, infine il nome di Cassano Magnago: “Cassano Maghnach”, nella lingua dei celti significava, forse, Quercia campestre, da cui la tradizione del cerro (Quercus cerris) in piazza Santa Maria.

Per i popoli indoeuropei la quercia era l’albero sacro alla massima divinità, tanto che Plinio il Vecchio, nella sua Storia naturale cita il foedo Cassianum (federazione della quercia) un’alleanza tra le città latine sacra a Giove Cassio, il dio della quercia.

Anticamente piazza Santa Maria, dove è situato il cerro, era chiamata Valascia, toponimo originato dal sanscrito Varahi (centro spirituale), quindi la piazza era già un luogo sacro prima dell’arrivo dei cristiani. A conferma della sacralità del toponimo Valascia, nel Canton Ticino nell’alta val Leventina, il regno dei Leponti, c’è un altipiano situato a mille metri di quota chiamato appunto Valascia, mentre le due località situate nel territorio si chiamano Ambrì e Piotta, due toponimi la cui etimologia ci porta a “centro del piatto”, come Mediolanum per esempio, ma anche ad ambone, podio sul quale predicavano i sacerdoti, derivante dall’indoeuropeo Omphalos (ombelico o centro spirituale), quindi si può ipotizzare che per gli insubri “Cassano Maghnach” e la sua “Valascia” erano un luogo sacro.

 

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